L’arancino di riso, e’ uno dei mie piatti del cuore, perché mi riporta indietro di 40 anni, nel mio paese Spadafora, un piccolo borgo di mare nella provincia di Messina. Mia mamma al mattino, prima di andare a scuola, a me e ai miei fratelli ci dava i soldi per la colazione e noi la saltavamo per mangiarci l’arancino la sera. Si andava “a putia” l’osteria Molino dove gli arancini venivano cotti uno a uno e si aspettavano ore.

La ricetta: bollire in acqua, il riso salando moderatamente e scolando al dente. Ancora caldo disporlo a fontana sul marmo per legarlo con lo zafferano sciolto in una tazzina d’acqua calda. Quando l’impasto è ben amalgamato, mettere nella mano sinistra metà dell’arancino, preparando una nicchia, al centro, per accogliere una cucchiaiata di ragù precedentemente composto con carne trita, piselli, cipolla, pomodoro e gli odori necessari. Su questo intingolo viene adagiato un cubetto di formaggio fresco di circa due centimetri per lato, ed un po’ di pepe, se il ragù non è pepato. Un’altra cucchiaiata di riso ricopre tutto e l’arancino viene adesso plasmato nella sua forma definitiva, stando ben attenti che il ragù non esca fuori. A questo punto viene passato nella farina, poi nell’uovo battuto e, quindi, nel pangrattato: così è pronto alla frittura, che avverrà in una padella con olio bollente dove galleggerà e acquisterà doratura.

A sabato, Andrea!!!